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 07-04-2006 [Italia]
Elezioni politiche italiane: le posizioni degli schieramenti sull’immigrazione

Forse se ne è sottovalutato il peso durante questa campagna elettorale, ma anche il tema dell’immigrazione divide e differenzia i due schieramenti politici contrapposti tra cui gli elettori italiani sono chiamati a scegliere il 9 e 10 aprile per le elezioni politiche. Diverse sono le idee di fondo che caratterizzano le posizioni del centro-destra, guidato dall’attuale premier Silvio Berlusconi, e quelle del centro-sinistra, capeggiato dallo “sfidante” Romano Prodi, diverse sono ovviamente le valutazioni dell’operato del governo in questi cinque anni di legislatura in tema di immigrazione. Gli esponenti della Casa della Libertà si ritengono essenzialmente soddisfatti dei risultati dell’applicazione della legge Bossi-Fini, annoverata tra le 36 riforme del governo Berlusconi: come ha ricordato oggi il Presidente del Consiglio, l’immigrazione clandestina sarebbe calata del 51%, mentre sarebbero stati regolarizzati circa 630.000 stranieri, che, sottratti al mercato del lavoro nero, ora versano più di 1000 miliardi di vecchie lire di contributi nelle casse dello Stato. Gli immigrati irregolari espulsi sarebbero stati invece oltre 65.000. Il sistema delle quote ha legato la concessione del permesso di soggiorno alla presenza effettiva di un contratto di lavoro, allo scopo di ammettere nel paese solo i cittadini stranieri che potessero rispondere alle esigenze economiche italiane e potessero condurre una vita dignitosa con una retribuzione sicura. Nel programma elettorale delle forze di governo si precisa che la precedenza per l’ammissione nel paese sarà data ai lavoratori provenienti da paesi che garantiscono la reciprocità dei diritti. Per agevolare il rimpatrio dei clandestini e migliorare il controllo delle frontiere, il governo ha stretto d’altra parte 28 accordi bilaterali con i paesi di provenienza dei più consistenti flussi migratori; in particolare sono stati intensificati i rapporti di collaborazione con la Libia di Gheddafi, il cui territorio è anche luogo di transito per gli immigrati irregolari. Per incentivare l’integrazione delle comunità di religione musulmana, il ministro dell’Interno ha istituito una Consulta islamica. Nel programma per il quinquennio 2006-2011 la coalizione di centro-destra si propone di completare l’azione legislativa degli ultimi cinque anni adottando misure di prevenzione delle malattie presso le fasce più giovani del paese e le popolazioni immigrate (punto n.7 “Sanità”) e continuando la strenua lotta all’immigrazione illegale (punto n.10 “Giustizia e sicurezza territoriale”). Il controllo dei flussi migratori in entrata è difatti tra le preoccupazioni più pressanti soprattutto della Lega Nord; per evitare che chi ottiene un permesso di soggiorno transitorio poi resti irregolarmente in Italia oltre il tempo stabilito, l’ex ministro delle Riforme Roberto Calderoli ha ipotizzato in questi giorni l’introduzione del pagamento di una cauzione che sarebbe restituita agli immigrati al loro ritorno in patria. In alternativa ha postulato anche la creazione di un sistema accurato che si occupi di monitorare gli spostamenti degli immigrati all’interno del territorio. L’ex ministro leghista ha anche suggerito di chiedere ai cittadini extra-comunitari di firmare, una volta entrati legalmente in Italia, un impegno scritto a rispettare i principi e le leggi italiane. L’afflusso nel Bel Paese di individui provenienti da stati a maggioranza islamica preoccupa d’altronde quanti nel centro-destra difendono le tradizioni culturali e religiose nazionali. Mentre la stampa leghista agita il fantasma di un rischio di “libanizzazione” del paese, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, dal canto suo, in una recente intervista al programma “Radio Anch’io” si è detto contrario ad un’Italia “plurietnica e pluriculturale”, provocando la reazione di alcuni alleati di Alleanza Nazionale e dell’Udc, che hanno precisato che il processo per cui le società occidentali stanno diventando multiculturali è già in corso e può essere di certo regolato, ma non arrestato. Attenendosi ad ogni modo alla comune volontà della sua coalizione di preservare l’identità cattolica della nazione, il premier ha detto di essere rabbrividito quando il segretario dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto, alleato di Prodi, ha affermato negli ultimi giorni che la discussione riguardo all’opportunità o meno di insegnare il Corano diventerà un argomento superato, allorchè tra cinquant’anni nelle scuole italiane ci sarà un 50% di studenti di religione cattolica e un altro 50% di alunni musulmani. In questi giorni il Presidente del Consiglio ha d’altronde ribadito il suo rammarico per il mancato riconoscimento delle radici cristiane all’interno della Costituzione europea, allo stesso modo del presidente del Senato, Marcello Pera, che ai microfoni di radio Rtl ha ricordato nuovamente l’importanza di contrastare il multiculturalismo, che porterebbe alla formazione di ghetti all’interno delle varie nazioni. I partiti del governo uscente restano infine a favore dell’attuale sistema dei centri di permanenza temporanea.
Lo schieramento contrapposto, quello dell’Unione guidata dal candidato leader Prodi, ha dedicato all’argomento dell’immigrazione il capitolo “Migranti e nuovi italiani” del suo programma. Nella suddetta sezione del documento si sottolinea la necessità di impostare una politica che preveda un percorso di stabilizzazione e inclusione giuridica per gli immigrati, che in Italia ammonterebbero a circa tre milioni di individui, il 30% dei quali presenti stabilmente da più di cinque anni. In una strategia migratoria all’insegna delle parole d’ordine “governare, accogliere, costruire convivenza” e non più della "repressione" che avrebbe messo in atto il centro-destra, il legislatore secondo il centro-sinistra dovrebbe prendere atto della necessità della presenza consistente degli immigrati in settori lavorativi che gli italiani trascurano, come l’agricoltura, l’edilizia e la collaborazione famigliare, ma anche valorizzare il contributo che i cittadini d’origine straniera più qualificati possono portare alla ricerca universitaria, qualora sia loro possibile accedere a posti all’altezza del loro livello di istruzione. Il sistema delle quote innanzi tutto sarebbe insufficiente, dacché in realtà servirebbe spesso agli immigrati solo a regolarizzare la loro posizione lavorativa; per aprire ai cittadini extra-comunitari vie legali di immigrazione, sarebbe pertanto necessaria una programmazione flessibile dei flussi d’ingresso, pianificata su base triennale ma aggiornabile ogni anno, discussa dal Parlamento in un’apposita seduta. Agli immigrati si dovrebbero poi garantire tempi certi per il rinnovo dei permessi di soggiorno, velocizzando e semplificando l’iter burocratico con il trasferimento delle competenze agli enti locali. A categorie lavorative quali quella delle badanti e delle colf sarebbe riservato un “canale continuativo d’ingresso su domanda”, mentre permessi di durata pluriennale potrebbero essere concessi ai lavoratori stagionali. I titoli di studio e le qualifiche professionali acquisite nel paese d’origine dovrebbe essere riconosciuti ai lavoratori stranieri anche in Italia e misure particolari di sostegno dovrebbero favorire l’arrivo nel paese degli studenti e di immigrati che abbiano le competenze per svolgere lavori altamente qualificati. Si penserà anche all’incentivazione della formazione universitaria degli immigrati di seconda generazione. Il programma dell’Unione prevede inoltre la reintroduzione dello sponsor e l’istituzione di un permesso annuale per la ricerca di un lavoro nel paese; al posto di generiche sanatorie, si ipotizza l’individuazione di parametri precisi per una regolarizzazione permanente ad personam di determinati immigrati. Sempre in ambito lavorativo, ci si prefigge di attuare la convenzione OIL n. 143 del 1975, secondo la quale spetta parità di trattamento e uguaglianza di diritti ai lavoratori stranieri rispetto a quelli autoctoni. Agli immigrati dovrebbe inoltre essere assicurato pienamente il diritto pensionistico. Il centro-sinistra sottolinea di poi l’urgenza della lotta all’economia sommersa e il contrasto dell'azione di quanti sono impegnati nel traffico di esseri umani: per spingere gli immigrati a collaborare con la giustizia nelle indagini contro scafisti, trafficanti e quanti sfruttano i lavoratori stranieri facendoli vivere in condizioni disumane, si potrebbero introdurre delle misure premiali. Per evitare che si verifichino invece abusi di potere, potrebbe essere ridotta la discrezionalità amministrativa anche di consolati e ambasciate. Per gli immigrati irregolari si ipotizzano differenti provvedimenti di espulsione, graduati in base alla situazione personale del singolo migrante e alla sua integrazione nel tessuto sociale del paese. Quanti non oppongano resistenza ma anzi facilitino le espulsioni e le identificazioni potrebbero essere oggetto di ulteriori misure premiali. A pag. 254 del programma si evidenzia quindi la necessità di “consentire alle autorità di pubblica sicurezza di utilizzare misure di sorveglianza di pubblica sicurezza dove il trattenimento non sia necessario”, ma si congettura anche il superamento dei cpt. Per favorire l’inclusione sociale e una pacifica convivenza, si pensa inoltre di facilitare i ricongiungimenti famigliari, che riducono l’impressione di sradicamento negli immigrati, di adottare una legge specifica che tuteli la libertà di culto e di promuovere lo studio della lingua italiana e dell’educazione civica presso le popolazioni immigrate adulte. Per quanto riguarda invece i giovani stranieri in età scolare, un altro obiettivo del centro-sinistra è quello di investire sulla loro integrazione scolastica. Per permettere però agli immigrati di sentirsi davvero parte integrante dello stato, si ritiene fondamentale l’attribuzione del diritto di voto nelle elezioni amministrative a quanti risiedano stabilmente e legalmente da un “congruo numero di anni” in Italia. A tal proposito si registra d’altronde per le imminenti elezioni politiche l’iniziativa “adotta il voto di un immigrato”, volta a spingere l’elettorato italiano indeciso e intenzionato magari a non partecipare alla tornata elettorale a recarsi alle urne e a votare non solo per sé, ma in nome di quanti non hanno ancora la possibilità di optare per la coalizione che governerà il paese in cui ormai vivono. L’Unione vorrebbe poi riformare la legge sulla cittadinanza, facendo in modo che per i nuovi nati valga lo “ius soli”, anziché lo “ius sanguinis”, nonché introdurre un’organica legge sul diritto d’asilo che istituisca un’unica ed imparziale procedura di esame delle domande di asilo, affidando il compito della valutazione delle richieste a commissioni indipendenti rispetto all’esecutivo. Ad ogni immigrato dovrà essere garantita la possibilità di chiedere lo status di rifugiato e il patrocinio gratuito in caso abbia bisogno di presentare un ricorso contro il respingimento della sua domanda. Prima che sia noto l’esito del ricorso, il ricorrente non deve essere allontanato dal paese. Nel paragrafo “Gestire l’immigrazione con l’Europa e col Mondo” i partiti progressisti evidenziano infine quanto sia importante nella gestione dei flussi migratori una stretta collaborazione con le organizzazioni internazionali e con i paesi di destinazione e transito delle migrazioni internazionali; gli accordi con le altre nazioni devono essere però pubblici e ratificati dal Parlamento: anche i patti già stipulati al livello intergovernativo dovranno essere rinegoziati pertanto, qualora l’Unione governi nel paese nella prossima legislatura. La preoccupazione del centro-sinistra è difatti quella di accertarsi che in tali accordi bilaterali siano tutelati i diritti degli immigrati, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951 e dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia. In ambito europeo si sostiene poi l’esigenza di elaborare politiche comuni in materia di immigrazione e diritto d’asilo, secondo quanto stabilito nel Consiglio europeo di Tampere dell’ottobre 1999, potenziando soprattutto il dialogo con i paesi dell’Europa meridionale, che si trovano ad affrontare problematiche molto simili a quelle che è chiamata a fronteggiare l’Italia.
Le due coalizioni che aspirano a governare lo stato italiano nella prossima legislatura sono pronte a regolare in modo differenziato e specifico il fenomeno migratorio: dalla loro interazione in sede bicamerale dipenderà il futuro legislativo dell’Italia in materia di diritti e doveri degli immigrati.


Jole Silvia Imbornone
Web content manager




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