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 24-01-2006 [Notizie dal mondo]
Al via a marzo il test linguistico per gli immigrati in Olanda. Polemiche sul codice di condotta.

Il Parlamento olandese ha approvato nei giorni scorsi l’introduzione di un test sulla lingua e la cultura dei Paesi Bassi per i cittadini non occidentali che richiedano il permesso di soggiorno. Dal primo marzo chi voglia trasferirsi in Olanda e non provenga dai paesi dell’Unione Europea, da Svizzera, Norvegia, Islanda, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone dovrà sottoporsi in patria, presso i locali consolati o ambasciate olandesi, ad un esame della durata all’incirca di venti minuti e dal costo di 350 euro. Le domande saranno comminate in via sperimentale prima a 500 persone, anche per verificare l’effettiva affidabilità del software che accerterà la corretta pronuncia e la conoscenza della lingua. Gli aspiranti olandesi dovranno dimostrare una buona padronanza dell’olandese, utile requisito per integrarsi, rispondendo oralmente infatti ad alcuni quesiti in un test telefonico computerizzato. Le risposte dei primi 500 candidati saranno controllate e corrette anche da una commissione non virtuale, formata da quattro esaminatori. Qualora problemi tecnici ostacolassero il regolare svolgimento della prova, sarà possibile ripetere l’esame gratuitamente; qualora invece il candidato straniero sia bocciato, potrà sottoporsi nuovamente al test quante volte vuole, ma versando ogni volta un’ulteriore quota di 350 euro. Il governo olandese non fornirà testi su cui prepararsi in vista della prova, ma invierà a casa ai richiedenti una videocassetta sulle abitudini e i costumi olandesi, di cui pure sarà testata la conoscenza, e alcuni test di prova con cui esercitarsi. Il provvedimento, che sarebbe dovuto entrare in vigore l’anno scorso ma la cui approvazione era stata procrastinata per consentire ai tecnici nel frattempo di perfezionare il programma di riconoscimento vocale e rendere fattibile l’esame, è stato ideato dal governo di Jan-Peter Balkenende per selezionare in qualche modo gli immigrati da accogliere, facendo in modo che il permesso di soggiorno sia dato a chi è veramente molto interessato a spostarsi in Olanda ed è già preparato ad inserirsi nella società olandese. Preoccupa infatti il governo di centro destra soprattutto un flusso migratorio composto essenzialmente di donne che arrivano nei Paesi Bassi per sposarsi, ma non riuscirebbero ad integrarsi facilmente; molti dei 14.000 immigrati che si prevede che ogni anno si sottoporranno al test, provenienti soprattutto da Turchia, Marocco e dall’ex-colonia di Suriname, sono soprattutto parenti e future mogli di persone già emigrate in Olanda. La nuova normativa vorrebbe scoraggiare i matrimoni tra cittadini d’origine straniera per migliorare il livello d’integrazione degli immigrati di prima e seconda generazione. Un’apposita commissione scientifica, allestita dal Ministero della Sanità, dovrebbe vagliare intanto quanto rischino malattie genetiche i bambini nati dalle unioni tra cugini, che sarebbero piuttosto frequenti soprattutto tra gli immigrati di origine turca e marocchina. Proprio le comunità marocchine si sentono tra l’altro particolarmente colpite dal provvedimento legislativo che ha introdotto i test linguistici, che potrebbero impedire o comunque ritardare i ricongiungimenti famigliari. Intanto molte polemiche ha suscitato l’intervento del ministro per l’Immigrazione e l’Integrazione Rita Verdonk al congresso del JOVD, la sezione giovanile del partito liberale (VVD). Il ministro si è detta favorevole all’applicazione al livello nazionale del codice di condotta approvato nei giorni scorsi dalla giunta di centro destra del Comune di Rotterdam, in cui si consiglia di utilizzare la lingua olandese il più possibile per strada e a casa; la Verdonk ha spiegato infatti che un simile codice potrebbe fornire agli alloctoni, ovvero agli immigrati che sono olandesi di adozione, delle utili indicazioni per capire quali comportamenti gli autoctoni si aspettino da loro. Il ministro avrebbe intenzione intanto di convocare una tavola rotonda di esperti che definiscano quali sono gli aspetti e i principi basilari dell’identità olandese da cementare e diffondere. L’idea delle “prescrizioni” linguistiche è stata ampiamente criticata anche da altri esponenti del VVD, a partire dai giovani liberali, che hanno preso le distanze dalle posizioni di “Iron Rita” in un documento scritto in cui hanno precisato l’importanza del diritto di ogni cittadino di parlare la propria lingua madre. Non è mancato poi chi, tra i parlamentari e tra gli olandesi espatriati, si è chiesto se e come sarebbe possibile o lecito vietare l’uso dell’inglese o del francese; d’altronde il codice di condotta è sembrato ad alcuni studiato per lo più per colpire turchi e marocchini, piuttosto che i cittadini che sono anglofoni per scelta, origine o necessità. Lo stesso ministro per l’Immigrazione ha ammesso di ricevere molte lettere di olandesi che non si sentono sicuri nelle strade delle città, anche a causa della paura di attentati o di disordini simili a quelli scoppiati nelle banlieue francesi; la Verdonk ha concluso così che un più ampio uso della lingua ufficiale potrebbe a suo parere creare un’atmosfera più rassicurante e famigliare. Conoscere l’olandese sembrerebbe insomma sempre più un dovere per chi vuole risiedere nei Paesi Bassi, ma il ministro si è affrettato a precisare che l’eventuale codice di condotta nazionale non imporrebbe l’uso di alcun idioma, ma conterrebbe e riassumerebbe dei semplici consigli alla popolazione, che ognuno sarebbe libero di accettare o meno. Il rischio che chi parli in turco o in inglese per le vie del Paese dei Tulipani venga multato per ora pare insomma soltanto una fantasia.


Jole Silvia Imbornone
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