E’ di 11 morti e 15 feriti il bilancio del rogo divampato nella notte tra il 26 e il 27 ottobre nel braccio K del centro di detenzione per gli immigrati dell’aeroporto di Schipol, vicino ad Amsterdam. L’incendio è scoppiato prima di mezzanotte; le fiamme hanno divorato velocemente un’ala dell’edificio, un prefabbricato d’alluminio, le cui celle sarebbero prive di un sistema di apertura automatico d’emergenza. “E’ stato fatto tutto il possibile”, ha assicurato il ministro per l’Immigrazione Rita Verdonk. Eppure in Olanda non mancano ora i dubbi sulla prontezza dei soccorsi e sulla gestione del centro: la struttura non avrebbe adeguati sistemi antincendio e il personale potrebbe aver aperto manualmente le porte delle celle con meno tempestività del dovuto. E’ quanto hanno raccontato alcuni sopravvissuti alla radio pubblica olandese, aggiungendo che le guardie avrebbero temporeggiato temendo un falso allarme. Le inchieste in corso (due ufficiali di tipo tecnico e giudiziario e una indipendente) dovranno ora chiarire le cause del rogo, forse sviluppatosi inizialmente all’interno di una cella, e dileguare o confermare i sospetti in merito ad una presunta scarsa adeguatezza del centro e alla preparazione del personale a fronteggiare emergenze del genere. Intanto questi argomenti saranno dibattuti oggi alla Camera durante un’interrogazione parlamentare richiesta dall’opposizione; dal canto suo il premier olandese, Jan Peter Balkenende, si è detto sconvolto per un episodio di così vasta portata.
Il centro per l’espulsione, sorto nel 2002 per la detenzione dei trafficanti di droga e degli immigrati privi di documento e del permesso di soggiorno e in attesa di identificazione o del rimpatrio, ospitava al momento dell’incendio 350 persone e poco dopo l’inaugurazione era stato danneggiato da un altro rogo di natura dolosa. Approfittando della confusione generata dalle fiamme e dal fumo, questa volta 11 stranieri sono scappati, ma gli elicotteri della polizia olandese sono riusciti a rintracciarne e riacciuffarne subito 6. Nei prossimi giorni sono già previsti invece cortei e commemorazioni per gli immigrati periti nell’incendio, organizzati da alcune associazioni per i diritti dei migranti.

Jole Silvia Imbornone
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