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 12-10-2005 [Notizie dal mondo]
La crisi di Ceuta e Melilla. Possibile un vertice euro-africano sull’immigrazione clandestina.

E’ alta la tensione al confine tra il Marocco e le enclave spagnole di Ceuta e Melilla, preso d’assalto nelle ultime settimane da migliaia di immigrati africani. Finora si parla di 4000 individui, ma secondo la Commissione europea ci sarebbero tuttora altre 30000 persone pronte a raggiungere – dopo avventurosi viaggi in Marocco e Algeria – la doppia barriera di filo spinato che separa l’Africa dalle due città che dal ‘500 formano la “piccola Spagna”. Gli immigrati cercano di scavalcare i due reticolati con scalette di fortuna; quanti di loro entrano nel territorio spagnolo sono condotti nel Centro de Estancia Temporal (Ceti) di Melilla. Una delegazione di europarlamentari della Sinistra Europea, capeggiata dallo Willy Meyer (Izquierda Unida) e composta dal vicepresidente del Parlamento Europeo Sylvia Yvonne Kaufman, dal presidente della Commissione per la Cooperazione e lo Sviluppo Luisa Morgantini, Susana Lopez (membro della Comisiòn Permanente Federal dell’Izquierda Unida), da Giusto Catania (Italia), Miguel Portas (Portogallo) e Tobias Pflsger (Germania), ha visitato ieri il centro di Melilla, elogiandone l’ordine e la pulizia. La capienza del Ceti sarebbe potenziata in questo momento critico dalle tende della Croce Rossa; i rappresentanti del governo avrebbero inoltre spiegato agli eurodeputati che, grazie all’aiuto offerto dall’ong Andalucia Acoge, ogni immigrato avrebbe modo di presentare la propria domanda d’asilo. Quanti invece sono bloccati dalla polizia marocchina o dalla Guardia Civil spagnola prima di oltrepassare la seconda rete sarebbero invece solitamente espulsi e rimpatriati. Proprio oggi il governo di Rabat ha riportato in Mali 129 immigrati, mentre il 10 ottobre analoga sorte era toccata agli immigrati senegalesi; il Marocco infatti ha stipulato patti di cooperazione con entrambi i paesi africani. Tesi invece sono i rapporti con l’Algeria e la Mauritania: questi due stati infatti dovrebbero essere paesi di transito per le operazioni di rimpatrio via terra degli immigrati, ma finora non hanno raggiunto un accordo con il governo marocchino. Il pericolo è pertanto che, in mancanza di cooperazione, i clandestini espulsi siano abbandonati nel deserto: è quanto ha denunciato infatti Medici Senza Frontiere il 7 ottobre, riferendo di aver trovato oltre 500 immigrati originari dei paesi sub-sahariani in una zona desertica del Marocco meridionale. Secondo le informazioni raccolte dal personale di MSF durante il soccorso, sarebbe stata la polizia marocchina a condurre l’ampio gruppo di stranieri, compresi donne incinta e bambini, in un territorio in cui manca la possibilità di rifornirsi di cibo ed acqua e di ricevere assistenza medica. Altre e variegate testimonianze dei clandestini che i medici dell’associazione hanno assistito in molteplici interventi di emergenza nella zona sono già confluite nel Rapporto 2005 sull’immigrazione irregolare in Marocco, in cui si raccontano i rastrellamenti della polizia marocchina in rifugi, allogi e treni e si sollevano dubbi sulla correttezza del comportamento della Guardia Civil. Secondo MSF, infatti, gli agenti dei due paesi lascerebbero al loro destino per strada o nel deserto anche gli immigrati che hanno riportato ferite e contusioni nel tentativo di scavalcare le recinzioni o negli scontri con le stesse forze dell’ordine. Sotto accusa sarebbero soprattutto le pallottole di gomma adoperate dalla polizia di frontiera spagnola: l’associazione Pro Derechos de la Infanzia, che ha denunciato alla procura iberica alcuni presunti omicidi, sostiene infatti che i proiettili in caucciù siano comunque pericolosi e possano essere letali. Da parte sua intanto l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), dopo le missioni ordinate dalla sede di Madrid nelle due enclave e alla Canarie, ha inviato ora in Marocco una delegazione formata da esperti dell’Ufficio per l’Europa e del Dipartimento per la protezione internazionale e diretta dal responsabile per il Nord-Africa e il Medio Oriente. L’Alto Commissariato è difatti preoccupato per le sorti degli immigrati che sono spinti ad allontanarsi dal loro paese di origine non solo da motivazioni economiche, ma anche da lotte intestine e persecuzioni e pertanto, anziché essere espulsi, dovrebbero usufruire del diritto d’asilo. L’Alto Commissario Antonio Guterres inoltre ha chiesto al direttore del Gruppo di Ginevra sulle Migrazioni (Geneva Migration Group) di convocare al più presto una riunione generale per affrontare il delicato problema della crisi di Melilla e Ceuta. Al di là della accuse alle autorità spagnole e marocchine, ancora da verificare, sembra chiaro a tutti infatti che bisogna far fronte al flusso migratorio che sta interessando la zona con un intervento razionalizzato e adeguato. Necessaria pare pertanto la concertazione di un piano comune da parte delle istituzioni; i ministri degli Esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos e marocchino Mohammed Benaissa hanno già discusso infatti delle misure da adottare per migliorare il controllo delle frontiere. La sicurezza dei due paesi secondo gli accordi dovrà essere coniugata con la tutela dei diritti umani degli immigrati. Il premier socialista spagnolo José Luís Zapatero ha infatti predisposto il varo di una commissione congiunta ibero-marocchina, che si occuperà della gestione della crisi, e ha sollecitato un vertice tra l’Unione Europea e i paesi africani sul problema dell’immigrazione clandestina. A favore di questo progetto si è già espressa l’Unione africana, mentre il vicepresidente della Commissione Europea Franco Frattini ha parlato di una vera e propria conferenza internazionale, che potrebbe aver luogo in occasione del summit già previsto per la fine di novembre in occasione del decimo anniversario del Processo di Barcellona.


Jole Silvia Imbornone
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