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 26-09-2005 [Notizie dal mondo]
Svizzera: sì all’estensione degli accordi di libera circolazione ai nuovi paesi Ue

La popolazione svizzera, chiamata ieri alle urne a decidere sull’estensione dell’accordo di libera circolazione stretto con la Ue ai nuovi dieci paesi membri, ha espresso la sua approvazione con il 56% di pareri favorevoli.
Sei dei sette patti bilaterali Svizzera/Ue approvati dai cittadini svizzeri nel 2000 erano già stati estesi alle nazioni entrate nell’Unione il 1° maggio 2004, ovvero l’Estonia, la Lituania, la Lettonia, Cipro, Malta, la Polonia, la Slovacchia, la Repubblica Ceca, la Slovenia e l’Ungheria. Per allargare la libera circolazione delle persone ed aprire pertanto le porte agli immigrati dell’Est era invece servito un protocollo addizionale, adottato dal Parlamento elvetico nel dicembre scorso. Il partito dei Democratici svizzeri aveva però raccolto le firme necessarie alla trasformazione della questione in quesito referendario. Dopo aver votato a favore degli accordi di Schengen e di Dublino nel giugno 2005 con una maggioranza del 54,6%, gli svizzeri hanno espresso una vocazione europeista anche in quest’ultimo referendum, sebbene l’esito della consultazione nei pronostici della vigilia sembrasse piuttosto incerto. Il timore di una concorrenza sleale, esercitata da una manodopera a basso costo simboleggiata nell’immaginario svizzero dalla figura ormai esemplare dell’”idraulico polacco”, aveva infatti diviso profondamente il paese e le forze politiche che lo rappresentano.
Oltre ai Democratici svizzeri, il fronte del “no” comprendeva infatti anche la Lega dei ticinesi e l’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (Asni), mentre divisa era l’Unione Democratica di Centro e alta appariva nei sondaggi la percentuale di cittadini indecisi. I più preoccupati dello spettro della disoccupazione si sono dimostrati ieri i ticinesi, che, scontratisi già con la realtà della concorrenza dei lombardi, hanno bocciato la proposta di una più libera immigrazione con un netto 63,9% di preferenze; contrari si sono rivelati anche altri tre cantoni e altrettanto semi-cantoni. Il record dei “sì” è stato registrato invece nei cantoni di Vaud(65%), Neuchâtel (65%), Basilea città (63%), Berna (60%), Basilea campagna (60%) e Zurigo (59%). Ancora più consistenti e compatti sono stati i consensi tra gli svizzeri residenti all’estero, per i quali in alcuni cantoni si è superato anche il 70%, sfiorando l’80% a Basilea città (79,6% dei cittadini emigrati favorevoli). Il risultato del referendum, a cui ha partecipato il 54% dei cittadini elvetici aventi diritto, è stato salutato con soddisfazione a Bruxelles: l’eventuale “no” avrebbe infatti rimesso in discussione l’intero pacchetto di accordi bilaterali già negoziati con l’Europa dei Quindici. A fine ottobre il governo svizzero dovrà ora decidere il destino della propria richiesta di ammissione nell’Unione Europea, ampiamente osteggiata dalla destra antieuropeista e attualmente congelata.
All’esito referendario intanto applaude anche il mondo dell’economia svizzero, che punta alla conquista dei mercati dei paesi dell’Est europeo. I timori dei lavoratori trovano intanto un argine nelle cospicue misure contro il dumping salariale predisposte dal parlamento svizzero a dicembre con il protocollo aggiuntivo sulla libera circolazione delle persone. Le cosiddette misure d’accompagnamento prevedono infatti limitazioni precise a tutela della manodopera elvetica o proveniente dall’Europa dei Quindici: a queste due categorie di lavoratori spetta infatti fino al 2011 la precedenza nelle assunzioni rispetto ai candidati dei dieci nuovi paesi Ue. I contratti e le condizioni salariali degli immigrati saranno d’altronde sottoposti a controlli capillari da parte degli ispettori del lavoro, al fine di combattere gli abusi. La manodopera immigrata proveniente dai dieci paesi dell’Europa orientale sarà inoltre ammessa in Svizzera solo gradualmente e in numero ben definito: i permessi di dimora da qui al 2011 passeranno da 1300 al 3000, mentre i visti temporanei aumenteranno progressivamente da 12400 a 29000. Terminato il periodo di transizione, la Svizzera potrebbe comunque utilizzare la clausola di salvaguardia per reintrodurre le restrizioni alla circolazione delle persone fino al 2014.

Jole Silvia Imbornone
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