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 25-03-2009 [Italia]
ITALIA, PAESE RAZZISTA?

Il 19 marzo a Ginevra vi è stata la pubblicazione del rapporto di un comitato di esperti, in particolare 20 giuslavoristi, facenti parte dell’ILO ( Organizzazione Internazionale del Lavoro), agenzia del lavoro dell’Onu.
Nel rapporto sono contenute tre pagine dedicate all’Italia da cui il nostro Paese viene assimilato al Benin, al Burkina Faso, al Camerun ed all’Uganda per quanto riguarda i comportamenti discriminatori, soprattutto nell’ambito socioeconomico.
Secondo l’ILO l’Italia mostra uno scarso impegno nella lotta alla discriminazione etnica; anzi, estendendo l’ambito della propria analisi, l’organismo denuncia un comportamento non solo di inerzia totale nei confronti dello spirito xenofobo che anima l’Italia ma, altresì, un generale spirito di intolleranza che si concretizzerebbe attraverso dibattiti politici aggressivi in una logica discriminatoria che colpisce soprattutto le persone di origine Rom ormai presentate, all’opinione pubblica italiana, quali “criminali” per antonomasia.
Il dossier evidenzia la violazione sistematica del nostro Paese ai principi contenuti nel decreto legislativo 9 luglio 2003 attuativo della direttiva UE sulla parità di trattamento tra le persone, indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica” nonché nella Convenzione 143 del 1975 sulla “ promozione delle pari opportunità dei lavoratori migranti”, che l’Italia ratificò nel 1981.
A detta del Comitato di esperti l’Italia starebbe portando avanti una mentalità discriminatoria che diffonde a livello sociale quelle logiche violente e razziste nei confronti degli immigrati.
Il dossier, tuttavia, non si basa solo sulla valutazione dei 20 esperti giuslavoristi ma i dati provengono anche da analisi condotte dal CERD* , altro organismo dell’ONU volto all’eliminazione della discriminazione razziale, il quale nei suoi studi ha rilevato che la nostra Penisola presenta “ gravi violazioni dei diritti umani verso i lavoratori migranti dell’Africa, dell’Asia, e dell’est Europa con fenomeni di maltrattamenti, salari bassi e corrisposti in ritardo, orari eccessivi e situazioni di lavoro schiavistico in cui parte della paga trattenuta dall’impresa per un posto in dormitori affollati senza acqua né elettricità”.
Rapida è stata la risposta dei nostri politici.
Il Ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha sottolineato la correttezza del Paese nell’applicazione delle convenzioni dei diritti umani e del lavoro, denunciando che “ il documento non è un atto ufficiale dell’ILO ma molto più modestamente il recepimento da parte degli esperti di ipotesi da dimostrare”.
Meno polemico l’intervento del Ministro degli Esteri Frattini, che ha fatto sapere di essere molto amareggiato per il contenuto del documento dell’ILO in quanto il quadro nazionale non è quello rappresentato nel dossier dato che l’Italia “rispetta e rispetterà le regole europee e internazionali come sempre è stato riconosciuto e confermato dal governo e da tutte le autorità responsabili”.
Senza contare che “nel 2008 e nei primi mesi del 2009” , secondo la Farnesina, “ le autorità italiane sono intervenute per salvare da morte probabile migliaia e migliaia di immigrati clandestini, soccorrendoli ed accogliendoli con rispetto e umanità”.
Il Ministro difende la popolazione e la classe politica italiana affermando che il rapporto evidentemente non tiene conto delle reali condizioni in cui versa il Paese in tema di immigrazione.
Nella valutazione dello stato dei diritti degli stranieri in Italia non si può non ammettere- secondo il Ministro Frattini - che il sistema legislativo italiano è altamente garantista, consentendo la piena tutela delle libertà dinanzi alle autorità giudiziarie competenti laddove sono previste le doverose espulsioni dei soggetti che si introducono illegalmente nel nostro Paese, fenomeno – tra l’altro – quanto mai diffuso.
Voce fuori dal coro, ma altrettanto autorevole, è quella della Caritas italiana a mezzo del responsabile per l’immigrazione, Oliviero Forti, che afferma che “ da anni esprimiamo preoccupazione per forme di intolleranza e discriminazione verso gli immigrati e ,in particolare, nel mondo del lavoro”.
Le accuse sono sicuramente pesanti e contrastano con la sensibilità di un popolo che è stato da sempre terra di passaggio e di accoglienza di persone provenienti da tutto il mondo, ma non si può negare che a rileggere le parole del dossier un seme di verità è riscontrabile in un Paese che fa sciacallaggio mediatico dei reati che hanno matrice straniera, quasi sottacendo la gravità di episodi di violenza e brutalità che nello stesso ambito vedono coinvolti cittadini italiani; che considera un momento di crescita dell’integrazione la prospettiva di creare classi separate per i bambini immigrati, che trova nelle ronde il sistema sicuro di risposta contro la criminalità dimenticando che la legge della violenza è estranea ad una democrazia sostanziale che voglia tutelare la persona al di là della provenienza e nella nazionalità.


Paola Alberga
Componente dello staff della Presidenza dell’O.G.I.M.



*Committee on the Elimination of Racism Discrimination, comitato dell’Onu che presenta annualmente un rapporto sullo stato dei Paesi in tema di eliminazione della discriminazione razziale.

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