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 16-01-2007 [Italia]
Cassazione:attenuanti generiche per clandestino emarginato

Gli immigrati clandestini, se proprio in quanto tali vivono in uno stato di emarginazione sociale e arretratezza culturale, possono ottenere le attenuanti generiche in caso siano colpevoli di omicidio. E’ quanto ha stabilito oggi la sentenza n. 957 della prima sezione penale della Cassazione, confermando lo sconto pena concesso al romeno venticinquenne Marian Neagu. Il ragazzo, reo confesso, aveva ucciso l’imprenditore Carlo Ferrua, 55 anni, con cui aveva una relazione omosessuale, nel suo appartamento di via Mentana a Milano, nella notte tra il 18 e il 19 novembre 2003. Il 15 febbraio 2006 il giovane immigrato con rito abbreviato era stato condannato dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Milano Antonella Brambilla al massimo della pena, pari a 30 anni di reclusione, dato che il delitto sarebbe stato particolarmente efferato. L’imputato infatti era accusato di aver legato la vittima mani e piedi e di averlo colpito ripetutamente con un corpo contundente (una bottiglia di champagne), infierendo brutalmente sull’uomo quando ormai era ridotto all’impotenza e restando per più di un’ora nella sua casa durante la sua agonia, tempo che gli aveva permesso di prendere e portare via un palmare, un computer portatile, un gioiello e una tv al plasma. Nel marzo 2006 la Corte d’assise d’Appello di Milano aveva invece ridotto la pena a 17 anni e 4 mesi, concedendo a Neagu le attenuanti generiche, anziché conteggiare l’aggravante della crudeltà, sostenendo che era stata la dura vita da immigrato irregolare a incrudelirlo. Il Procuratore generale di Milano aveva allora presentato ricorso alla Cassazione, sostenendo che i giudici di merito erano venuti meno all’obbligo di indicare le ragioni per cui erano state concesse le attenuanti; gli ermellini hanno invece dichiarato inammissibile il ricorso, dacché la Corte d’Appello avrebbe illustrato, seppur sinteticamente, le motivazioni per cui si era ritenuto di poter applicare l’articolo 62 bis, facendo riferimento in particolare “al comportamento processuale, alla giovane età dell'imputato, nonché alla sua arretratezza culturale e alla sua situazione di emarginazione sociale conseguente allo stato di immigrato clandestino, senza uno stabile lavoro e senza uno stabile riferimento in Italia”.
Numerose le critiche alla sentenza della Cassazione: il presidente dei senatori della Lega Roberto Castelli ne ha sottolineato la pericolosità, reputandola una garanzia di sconti di pena per gli immigrati clandestini; l’ex Guardasigilli ha aggiunto inoltre che a parti inverse, all’assassino italiano probabilmente sarebbe a suo parere toccato l’ergastolo. Il responso degli ermellini è stato interpretato come un implicito incoraggiamento per i futuri omicidi anche da parte di Vladimir Luxuria (al secolo Wladimiro Guadagno, Prc), che, dinnanzi alle ennesime e fatali violenze subite da un omosessuale, ricorda l’urgenza di approvare un decreto legge che consideri nei delitti la componente omofoba, anche qualora legata all’arretratezza culturale, al pari di un aggravante e non la reputi un attenuante. Più favorevole alla controversa sentenza si è mostrato invece Monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che ha dichiarato che tale verdetto non può scandalizzarlo, nella consapevolezza dell’anomalo stato psicologico di chi vive nell’emarginazione. Il presule ha precisato che gli immigrati devono rispettare le leggi del paese che li accoglie, ma che non bisogna dimenticare di riservare uno sguardo misericordioso a chi conduce una vita difficile, priva delle condizioni necessarie per un’autentica e proficua crescita dell’individuo.
Jole Silvia Imbornone
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